Perché Halloween fa bene ai bambini (e non solo)

Come madre e come educatrice, mi trovo a volte alle prese con amici genitori che mi chiedono consigli su come rispondere alla richiesta da parte dei figli di poter partecipare alla festa di Halloween dell’amichetto. Questa ricorrenza, sempre più diffusa anche nel nostro paese, pare sia ogni anno in grado di scaldare gli animi e dividere coscienze.

In particolare alcuni sembrano temere il riferimento a un mondo considerato “macabro”, popolato di zombie, fantasmi, mostri, streghe, vampiri e altre creature “terribili” colpevoli, secondo qualche parere, di insinuarsi nella coscienza dei nostri figli e di poterla in qualche modo attirare verso il mondo dell’occulto.
C’è anche chi si è detto spaventato che fosse proprio questa festa a portare mostri e paure nei sogni dei più piccoli, e che forse sarebbe meglio proteggerli.

In realtà, il mondo della psicologia è pressoché unanime nell’affermare che il travestirsi da mostro o quant’altro e il giocare con pipistrelli, teschi e ragni, sortisca l’effetto contrario a quello prospettato da questi genitori spaventati. Il travestimento in generale, mezzo per “sperimentarsi in un’altra identità”, principesca o grottesca che sia, è un’attività che non dovrebbe mai mancare tra le occasioni ludiche dei bambini, almeno dai tre anni in su. E’ da questa età, infatti, che il loro livello di sviluppo consente di distinguere tra realtà e fantasia, a godere del “fare finta di” e, come accade nei festeggiamenti di Halloween, anche farsi scherno delle proprie paure. Ed è proprio questa una delle possibili ragioni del sempre maggior successo tra i bambini che la notte del “dolcetto e scherzetto” assume anche qui in Italia.

I travestimenti di Halloween sono un potente mezzo per esorcizzare le proprie paure. 
Scrive in un suo articolo la Dott.ssa Bruccoleri, psicologa:“questa festa si serve, infatti, di simboli magici che affascinano: evoca e libera dalla paura proprio per i contenuti a sfondo macabro che sono il tema dominante. Halloween ha quindi una funzione liberatoria: grazie ai “rituali” del 31 ottobre prendiamo in giro la paura, la combattiamo e la sconfiggiamo. E se questo vale per tutti, a maggior ragione vale per il bambino alle prese con la grande paura della crescita, paura che deve superare attraverso la maturazione che può passare anche per eventi esterni come, ad esempio, i festeggiamenti per Halloween.

Il bambino saprà sicuramente di quale creatura terribile vorrà vestire i panni. Si trasformerà così nelle sue stesse paure, entrerà in quello che per lui è il mondo dell’ignoto, e riuscirà a farsi beffa di questo sapendo di essere “al sicuro”. 

Un altro parere, quello della dott.ssa Cecilia Ragaini, neuropsichiatra e psicoterapeuta dell’adolescenza, dice:“Della paura si deve sempre aver rispetto, perché è un simbolo del contatto con la morte, morte che oggi ci fa ancora più paura, ma che riteniamo di poter vincere in un modo nuovo. Se in passato per sconfiggere i loro timori i ragazzi sognavano di essere Superman, il Supereroe tutto muscoli, oggi i nuovi giovani hanno come modello Harry Potter, orfano indifeso, che supera le sue grandi paure con l’intelligenza, l’astuzia, il coraggio. Anche noi adulti dovremmo fare altrettanto” (fonte “corriere della salute”, 2002).

Il mondo delle paure, che trova espressione anche nella festa di Halloween, non va quindi censurato, e non va fatto passare al bambino il messaggio che “di certe cose non si può parlare”. Questo atteggiamento è una proiezione di quel mondo adulto che ha già aderito a orientamenti morali o tendenze culturali che vedono nella morte e nell’ignoto un pericoloso tabù, magari da contrastare con l’affannosa rincorsa al mito dell’”eterna giovinezza”. Ma non risponde affatto a un bisogno di sana crescita psicofisica del bambino.E c’è di più. Diventare strega, folletto, fantasma o mostro per gioco può anche essere un modo per dare forma a quelle emozioni o parti di noi che tendiamo a reprimere perché socialmente sconvenienti, come aggressività e voglia di trasgredire, e che finalmente trovano possibilità di espressione in modo innocuo e divertente.

Per quanti di noi adulti non hanno avuto la possibilità di scherzare con le proprie umane paure durante l’infanzia, forse potrebbe non essere troppo tardi approfittarne adesso, assieme ai nostri figli (nipoti, cuginetti…). Dolcetto o scherzetto?

Articolo di Laura Ghianda, dottoressa in scienze dell’educazione

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