di Laura Ghianda, dottoressa in Scienze dell'Educazione
Come madre e come educatrice, mi
trovo a volte alle prese con amici genitori che mi chiedono consigli
su come rispondere alla richiesta da parte dei figli di poter
partecipare alla festa di Halloween dell’amichetto. Questa
ricorrenza, sempre più diffusa anche nel nostro paese, pare sia ogni
anno in grado di scaldare gli animi e dividere coscienze.
In
particolare alcuni sembrano temere il riferimento a un mondo
considerato “macabro”, popolato di zombie, fantasmi, mostri,
streghe, vampiri e altre creature “terribili” colpevoli, secondo
qualche parere, di insinuarsi nella coscienza dei nostri figli e di
poterla in qualche modo attirare verso il mondo dell’occulto.
C’è
anche chi si è detto spaventato che fosse proprio questa festa a
portare mostri e paure nei sogni dei più piccoli, e che forse
sarebbe meglio proteggerli.
In realtà, il mondo della
psicologia è pressoché unanime nell’affermare che il travestirsi
da mostro o quant’altro e il giocare con pipistrelli, teschi e
ragni, sortisca l’effetto contrario a quello prospettato da questi
genitori spaventati.
Il travestimento in generale, mezzo per
“sperimentarsi in un’altra identità”, principesca o grottesca
che sia, è un’attività che non dovrebbe mai mancare tra le
occasioni ludiche dei bambini, almeno dai tre anni in su. E’ da
questa età, infatti, che il loro livello di sviluppo consente di
distinguere tra realtà e fantasia, a godere del “fare finta di”
e, come accade nei festeggiamenti di Halloween, anche farsi scherno
delle proprie paure. Ed è proprio questa una delle possibili ragioni
del sempre maggior successo tra i bambini che la notte del “dolcetto
e scherzetto” assume anche qui in Italia.
I travestimenti di Halloween sono un potente mezzo per esorcizzare le proprie paure.
Scrive in un suo
articolo la Dott.ssa Bruccoleri, psicologa:“questa
festa si serve, infatti, di simboli magici che affascinano: evoca e
libera dalla paura proprio per i contenuti a sfondo macabro che sono
il tema dominante. Halloween ha quindi una funzione liberatoria:
grazie ai "rituali" del 31 ottobre prendiamo in giro la
paura, la combattiamo e la sconfiggiamo.
E se questo vale per
tutti, a maggior ragione vale per il bambino alle prese con la grande
paura della crescita, paura che deve superare attraverso la
maturazione che può passare anche per eventi esterni come, ad
esempio, i festeggiamenti per Halloween.”
Il bambino
saprà sicuramente di quale creatura terribile vorrà vestire i
panni. Si trasformerà così nelle sue stesse paure, entrerà in
quello che per lui è il mondo dell’ignoto, e riuscirà a farsi
beffa di questo sapendo di essere “al sicuro”.
Un altro
parere, quello della dott.ssa Cecilia Ragaini, neuropsichiatra e
psicoterapeuta dell’adolescenza, dice:"Della
paura si deve sempre aver rispetto, perché è un simbolo del
contatto con la morte, morte che oggi ci fa ancora più paura, ma che
riteniamo di poter vincere in un modo nuovo. Se in passato per
sconfiggere i loro timori i ragazzi sognavano di essere Superman, il
Supereroe tutto muscoli, oggi i nuovi giovani hanno come modello
Harry Potter, orfano indifeso, che supera le sue grandi paure con
l’intelligenza, l’astuzia, il coraggio. Anche noi adulti dovremmo
fare altrettanto" (fonte
“corriere della salute”, 2002).
Il mondo delle
paure, che trova espressione anche nella festa di Halloween, non va
quindi censurato, e non va fatto passare al bambino il messaggio che
“di certe cose non si può parlare”. Questo atteggiamento è una
proiezione di quel mondo adulto che ha già aderito a orientamenti
morali o tendenze culturali che vedono nella morte e nell’ignoto un
pericoloso tabù, magari da contrastare con l’affannosa rincorsa al
mito dell’”eterna giovinezza”. Ma non risponde affatto a un
bisogno di sana crescita psicofisica del bambino.
E c’è
di più. Diventare strega, folletto, fantasma o mostro per gioco può
anche essere un modo per dare forma a quelle emozioni o parti di noi
che tendiamo a reprimere perché socialmente sconvenienti, come
aggressività e voglia di trasgredire, e che finalmente trovano
possibilità di espressione in modo innocuo e divertente.
Per quanti di noi adulti non hanno avuto la possibilità di scherzare con le proprie umane paure durante l’infanzia, forse potrebbe non essere troppo tardi approfittarne adesso, assieme ai nostri figli (nipoti, cuginetti...). Dolcetto o scherzetto?